Tito Ghiglione (Genova, 1979).

Ha scelto di lavorare solo in maniera analogica. La sua ricerca parte dalla sperimentazione esplorando le potenzialità della pellicola come materia sensibile e il rapporto che questa instaura con il corpo nell'atto fotografico. Nelle sue fotografie i soggetti non terminano ma contaminano lo sfondo con un'aura, un ampio bordo di passaggio che racchiude in sé ogni sensazione. Il processo, la tecnica e la realizzazione artigianale in camera oscura sono parte integrante del progetto. Fotografa soprattutto in 35 mm ma anche in medio formato passando per la fotografia stenopeica, il found footage, il chimigramma ed altre tecniche come ad esempio la solarizzazione. I lunghi tempi di esposizione, la sovrapposizione degli scatti, le seconde fasi di sviluppo danno origine a immagini stratificate il cui effetto finale è un non-previsto.

Cuore della sua ricerca è  il mostruoso, inteso come accesso inaudito di bellezza.

Il soggetto della sua fotografia è la luce, in ogni sua forma e manifestazione.

Negli ultimi anni le sue fotografie sono state esposte in mostre personali e collettive sia in Italia che all'estero e pubblicate su riviste come NudeArtZine, Discarded Magazine, MyEyeGotLeazy, In Allarmata Radura (Livia del Gaudio).